Video conclusivo del “Progetto Fughe” con cui abbimo documentato tutto il percorso.

Sono stati coinvolti gli studenti delle due terze della scuola secondaria di primo grado”L. Vecchiotti” di Servigliano coordinati dal professor Federico Tordelli , i beneficiari del SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) coinvolti dalla responsabile Sibilla Frontoni e la Casa Della Memoria.
Incontrandoci e dialogando -facilitati dalla presenza in classe della psicologa Isabella Cipriani- abbiamo esplorato la parola fuga, sia come azione concreta di allontanamento fisico da una situazione o da un luogo, come quella dei migranti e dei profughi, sia come ritiro interiore, distanziamento, evitamento del vissuto emotivo in pre adolescenza. La fuga materiale, come la fuga interiore si presentano come azioni assolutamente necessarie, per la sopravvivenza fisica e/o psichica di ognuno, in determinate circostanze. Non esistono allora le ‘storie degli altri’: la necessità di andare, cambiare, uscire, è di tutti, ci riguarda. Insieme alla parola fuga, abbiamo declinato la parola accoglienza, ancora una volta intesa come accoglienza psichica e fisica. I beneficiari del SAI sono inseriti in un sistema di accoglienza, ed abitano a Servigliano, all’interno della comunità. Il Campo di Servigliano è stato un Centro di Accoglienza Profughi per dieci anni dopo la guerra e la gente del posto ha interagito con gli italiani giuliano dalmati scappati dalle loro terre alla fine del conflitto. 
Abbiamo visitato il Campo, guidati da Giordano Viozzi, e poi, all’interno della Casa della Memoria, abbiamo visionato la documentazione storica e ci siamo confrontati con il signor Pipponzi Umberto, cittadino di Servigliano ed ex funzionario comunale, che ci ha raccontato della sua personale esperienza di incontro con i profughi del campo, quando era bambino. È stato un percorso denso ed emozionante. Un viaggio interiore che ci ha arricchiti. Grazie a tutti